PRATICA E DISTACCO 2 PARTE
Nella seconda parte dell’articolo, pratica e distacco, vi parlerò dell’importanza del distacco. Nell’articolo precedente, abbiamo visto quanto praticare costantemente e con consapevolezza, può portare dei risultati sorprendenti nella nostra vita. Inizialmente è tutto puramente fisico, mentre, con il passare del tempo, i benefici si spostano su piani più profondi e possono accadere grandi trasformazioni. Come vi dicevo, Patanjali negli Yoga Sutra inizia proprio con l’importanza di questi due concetti. Nel versetto I.2 all’inizio del testo Patnjali dà la definizione del processo dello yoga: “yoga chitta vritti nirodha” ossia “lo yoga è la cessazione del processo di identificazione con le fluttuazioni mentali”.
False percezioni
L’identificazione della nostra reale essenza (del sé) con le manifestazioni che accadono all’esterno (l’oggetto) è la causa delle sofferenze dell’essere umano. L’abitudine a identificarci con i nostri pensieri, le nostre sensazioni, con il nostro ego, è la malattia che colpisce quasi la maggior parte della coscienza umana. La mente è lo strumento (o meglio le fluttuazioni della mente) attraverso cui dovremmo acquisire la vera conoscenza, se solo non ne alterassimo i meccanismi con il nostro ego, creando falsi concetti. Così comincia l’identificazione con tutto ciò che concettualizziamo: io sono questa emozione, io sono questo ricordo, io sono questa sensazione. Non essendo in grado di osservare il mondo oggettivamente, restiamo vincolati in pensieri ossessivi che ci spingono in continui stati emotivi altalenanti.
Il malessere
La maggior parte dei disturbi mentali del nostro secolo sono legati proprio all’identificazione con le esperienze vissute. La depressione, gli stati d’ansia, gli attacchi di panico, sono frutto di una falsa percezione di sé stessi. Le emozioni come la paura danno una carica estrema alle false identificazioni. Facciamo un esempio: guardo il telegiornale e ogni notizia drammatica assume una carica emozionale che si impregna nella mente sotto forma di un pensiero negativo. Quel pensiero non lo viviamo in modo distaccato, ma ci identifichiamo con esso. Quindi la paura e il terrore della notizia possono diventare un pensiero e un’emozione talmente forte da diventare un malessere fisico. Ecco perché ripeto spesso di stare attenti a ciò che si guarda o si ascolta! Ovviamente questo concetto si espande a tutto ciò che viviamo, nell’ambiente familiare, sul luogo di lavoro, con gli amici, nella società. Il rischio di identificarci con una critica, un’ambiente stressante, una parola di troppo è davvero alto. Nel mondo materialistico in cui stiamo vivendo quante volte ci identifichiamo con oggetti desiderati? Se non pratichiamo il distacco rischiamo di scambiare la gioia eterna dell’essenza che è in noi con una felicità temporanea, ogni volta che possediamo l’oggetto del nostro desiderio.
Stiamo sognando
Quante volte ci capita di svegliarci dopo avere avuto un incubo con la sensazione che sia stato reale? Eppure era un sogno, ma lo abbiamo vissuto come se fosse qui nel presente. Quando ci risvegliamo siamo coscienti di aver sognato e ci distacchiamo dalla cattiva sensazione che ci ha lasciato. La pratica del distacco ha proprio lo scopo di farci percepire la stessa sensazione di quando ci risvegliamo dopo un sogno: Io non sono quel sogno, quell’emozione, quel desiderio. La consapevolezza di essere colui che ha fatto il sogno, osservarlo dall’esterno, ci può aiutare a comprendere come reagire davanti agli eventi che ci possono destabilizzare. In questo modo siamo sempre sicuri che anche se non avremo il cellulare più costoso, una casa con la piscina, una macchina super veloce, la nostra serenità, la gioia sempre nuova, non saranno mai messi in discussione.
La pratica
Quando accompagno i nostri allievi nella meditazione guidata, cerco di fargli comprendere la presenza del sé. Gli chiedo di osservare ciò che accade mentre sono seduti, nella mente, nel corpo. Mentre si osserva può essere utile farsi una domanda: chi sta osservando il respiro, i pensieri, l’irrequietezza del corpo? La consapevolezza che il corpo, la mente sono strumenti e non sono IO. Certo, ci vuole tempo, costanza, pratica, ma, una volta reso spontaneo l’atteggiamento del TESTIMONE, il nostro viaggio in questa vita può assumere nuove sfumature. Quella gioia sempre esistente di cui ci ha parlato Yogananda la raggiungiamo l’istante in cui siamo consapevoli della verità, praticando il distacco: Hong-So, io sono lui, il bene supremo, colui che osserva, l’eterna gioia, l’amore permanente, l’onda dell’oceano divino.
Pratica il tuo distacco ogni giorno attraverso la meditazione, che resta lo strumento più importante che i maestri ci hanno donato. Pratica il distacco anche nelle tue asana, nel pranayama e in tutte le attività quotidiane. Quando ti senti troppo coinvolto, ricordati: IO SONO LUI!
Pratica con noi Hatha Yoga, Vinyasa, Pranayama, Meditazione, Yoga in gravidanza, Yoga personal. Il nostro Calendario.
A cura di Mina Formisano
Mina & Fulvio
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